Per secoli, i mulini hanno trasformato la forza delle acque in energia e vita, poiché macinando chicchi di grano, mais e le castagne si otteneva la preziosa farina per il pane, le crescentine, la polenta e la pasta.

Gli opifici erano il fulcro della vita contadina, la conclusione ed il compimento di un anno di duro lavoro nei campi.

Lungo i corsi d’acqua di Montese, c’erano ben 37 mulini che con le loro ruote creavano la forza motrice necessaria, con le loro macine frantumavano il prodotto, condotto a spalla o sulla soma di un animale dai contadini, con le loro tramogge accoglievano la granaglia e con le ballette racchiudevano la farina.

Passeggiando accanto ad alcuni di questi edifici che narrano di tanto lavoro, meticolosità ed ingegno, si può ancora respirare un’aria di altri tempi, cogliere quasi i suoni e le risate di un’epoca in cui i ritmi dell’uomo erano scanditi dalle stagioni.

 

L’itinerario, ad anello, ha inizio dal piccolo borgo di San Martino, prosegue sul Rio San Martino dove si incontra l’omonimo mulino, si risale a Riva di Biscia per poi scendere sul torrente Dardagnola da cui si può scorgere il Mulino della Riva. Si percorre la valle verso il Mulino della Coveraie e, dopo una breve salita, si perviene a Maserno, punto panoramico verso la dorsale appenninica e l’alta valle del fiume Panaro. Ci si incammina per il Mulino di Mamino ed, a questo punto, non ci rimane che risalire nel piccolo borgo di San Martino dove l’itinerario si conclude.